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RICONDIZIONAMENTO:

I sintomi fisici cronici sembrano dipendere molto di più da comportamenti condizionati di tipo Pavloviano e da modelli cerebrali che si ripetono, che da altre cause.


Ciò significa che sono innescati da un errore di elaborazione degli stimoli da parte del sistema nervoso centrale.

L'apprendimento è il processo attraverso il quale si acquisiscono nuove conoscenze, nuovi comportamenti, atteggiamenti e idee. L'apprendimento di un comportamento può avvenire sia attraverso percorsi inconsci che consci, andando a definire vere e proprie reti neuronali.


Il condizionamento classico per esempio, è un metodo di apprendimento inconscio ed è il modo più diretto attraverso il quale gli esseri umani possono imparare.

Durante il processo di condizionamento classico inconscio, una risposta automatica viene associata a stimoli specifici e quindi condizionata da essi.

In parole povere, un determinato stimolo genera una determinata risposta.


Il lavoro più noto sul condizionamento classico è quello di Ivan Pavlov. Fisiologo russo e premio Nobel per la medicina, il quale pubblicò una panoramica del lavoro che aveva svolto sulle azioni riflesse ed involontarie negli animali.

Aveva scoperto che i cani, potevano essere condizionati a rispondere involontariamente a una ricompensa.

Come molti grandi progressi scientifici, il condizionamento classico fu identificato per caso.

Pavlov stava infatti conducendo una ricerca sulla digestione dei cani quando notò che le loro reazioni fisiche nei confronti del cibo cambiavano sottilmente nel tempo.

All'inizio, i cani sbavavano solo quando il cibo arrivava sotto il loro naso. In seguito, però, iniziarono a sbavare leggermente prima che il cibo venisse loro somministrato.

Pavlov infatti, si rese conto che con il trascorrere del tempo la risposta si modificava; I cani iniziavano a sbavare anche solo avvertendo il rumore del carrello portavivande avvicinarsi.

Reagivano quindi in risposta ad uno stimolo ripetuto, che in questo caso era il rumore del carrello.

Per testare la sua teoria, organizzò un esperimento durante il quale suonava un campanello poco prima di presentare la razione di cibo. All'inizio, non si produceva alcuna risposta o reazione nei confronti del suono dei campanelli. Trascorso un po’ di tempo però, i cani iniziarono a sbavare al solo suono della campana.


Questo tipo di risposta è diventata nota appunto come risposta Pavloviana.


Il principio chiave è che il cane, o un essere umano che si comporta in modo simile, non controlla il riflesso.

Succede quindi che reagisce e risponde ad esso in maniera inconscia, automatica.


Un esempio calzante che rende l’idea di una risposta Pavloviana e che sicuramente avrete provato tutti, è l’effetto limone.


Quando vediamo qualcuno tagliare o mangiare il limone, inneschiamo, alla sola vista, un aumento della salivazione. Il solo pensiero di qualcosa riesce a scatenare in noi una reazione.


E 'importante notare che nell'esperimento svolto da Pavlov, la campanella, che all’inizio era uno stimolo neutro, (e cioè che non provocava alcuna risposta), con il tempo e la ripetizione, diventa uno “STIMOLO condizionato” che genera una “RISPOSTA condizionata” (la salivazione).


Pavlov osservò anche che era possibile bloccare la risposta condizionata.


Infatti, se lo stimolo condizionato, (campanella,) viene fornito continuamente in assenza dello stimolo incondizionato, (cibo), allora la risposta condizionata diventa sempre più debole fino a scomparire. Si spezza quindi il meccanismo di associazione.


Questa è una LEGGE della NEUROPLASTICITA’:

“Neuroni che non si accendono insieme non si legano tra loro”.


INDEBOLENDO l’associazione che si crea a livello neuronale tra “campanella” e “cibo”, è possibile cambiare la risposta condizionata.


Prendendo come esempio l’esperimento di Pavlov, questo si tradurrebbe in Pavlov che suona la campanella senza dare cibo ai cani.

Con il risultato finale che i cani smetterebbero di sbavare al suono della campana.


Tuttavia, è stato osservato anche una riattivazione spontanea della risposta condizionata.


Pavlov notò infatti che anche se fosse passato molto tempo, la risposta condizionata sarebbe ripresa facilmente se lo “stimolo neutro”, (la campanella) e lo “stimolo incondizionato”, (cibo) fossero stati nuovamente accoppiati.


LEGGE della NEUROPLASTICITA’:

"Neuroni che si attivano insieme, si legano tra loro”


Se ad una azione consegue una risposta, i legami tra neuroni si consolidano e più questi sono stati perpetuati e ripetuti nel tempo e più si consolidano.


Infine, egli scoprì anche che possono verificarsi GENERALIZZAZIONI e DISCRIMINAZIONI degli stimoli.


La "generalizzazione degli stimoli" si verifica quando il cane può rispondere ad altri stimoli simili allo stimolo condizionato.

Per esempio: Se i cani sbavano al suono di un altro squillo, come quello di un telefono, si tratterà di “generalizzazione degli stimoli”.


La "discriminazione degli stimoli", invece, è la capacità di differenziare tra stimoli simili e di rispondere solo a stimoli precisi.


La generalizzazione agli stimoli potrebbe spiegare il fatto che quando ci sensibilizziamo ad una cosa, (per esempio nel caso dell'MCS o delle intolleranze alimentari),se il nostro cervello inizia ad associarla ad un’altra, in poco tempo, diventiamo sensibili anche a quest’ultima.



La maggior parte degli psicologi è ormai d'accordo sul fatto che il condizionamento classico è una forma di apprendimento di base. Inoltre, è noto che i principi Pavloviani possono influenzare sia la salute umana, che le emozioni e la motivazione.


Ci sono molti esempi correlati al condizionamento classico.

Per esempio, gli ex tossicodipendenti hanno spesso un desiderio quando si trovano in un ambiente legato alla droga o intorno a persone che associano alla droga. La stessa cosa succede per gli anoressici o i bulimici.

Gli specialisti spesso consigliano a queste persone di stare lontano da luoghi e contesti che potrebbero scatenare il desiderio di assumere di nuovo droghe o di comportarsi in maniera compulsiva.

Inoltre, è stato dimostrato che il condizionamento classico può anche influenzare il sistema immunitario.

Per esempio, quando un particolare gusto accompagna un farmaco che influenza una risposta immunitaria, la stessa risposta immunitaria può scatenarsi in un secondo momento, semplicemente sentendo il gusto di quel farmaco.


Ma allora, è POSSIBILE RICONDIZIONARE CERTI COMPORTAMENTI?


POSSIAMO INSEGNARE al nostro AL NOSTRO CORPO A NON PRENDERE IL SOPRAVVENTO e a NON REAGIRE A DETERMINATI STIMOLI?


La risposta è SI'

CI SONO ALCUNE TERAPIE DI RICONDIZIONAMENTO che in generale utilizzano tecniche di esposizione e sono:


-La desensibilizzazione sistematica

-La terapia di esposizione alla realtà virtuale.


Nella "desensibilizzazione sistematica", uno stato piacevole e rilassato viene associato ad un aumento graduale e progressivo degli stimoli che provocano il disagio.

In parole povere, una risposta positiva, piacevole o neutra, viene sostituita da una risposta negativa che si produceva nei confronti di uno stimolo.

"L'esposizione alla realtà virtuale o visualizzazione", segue lo stesso concetto della terapia di esposizione generale, ma utilizza la realtà virtuale per riprodurre situazioni di vita reale.


Durante il mio percorso di recupero ho optato per quest'ultima, per poi espormi GRADUALMENTE ad ESPOSIZIONI REALI.


In realtà ho aggiunto un altro tassello iniziale che ho chiamato; "TREGUA ALLO STIMOLO".


Durante questa prima fase infatti, ho puntato molto sul fatto di NON STIMOLARE le reazioni condizionate, proteggendomi quanto più possibile dagli stimoli sia chimici che fisici, (sforzi fisici, sostanze che il mio corpo percepiva come pericolose e alle quali reagiva, come per esempio: sostanze chimiche, determinati alimenti, infezioni, ecc), in modo da poter dare una tregua alla risposta costante attivata dal mio sistema Limbico nei confronti di questi e metterlo a riposo.

Ovviamente, nonostante ciò, il dolore cronico ed alcune reazioni si innescavano lo stesso .

E’ infatti impossibile trovare l’ambiente perfetto e senza stimoli, soprattutto se sei arrivato al punto che reagisci a tutto, anche a sostanze naturali. (Nel mio caso per esempio, alcuni tipi di pini o la terra bagnata, potevano innescare la reazione, così come una sessione di stretching).

Sono però assolutamente persuasa che aver creato, durante il periodo di riadattamento, le condizioni favorevoli per mettere a riposo il mio sistema nervoso, (la risposta LImbica del lotta e fuggi) e non iper stimolarlo continuamente, sia stato utilissimo ed importantissimo per rieducare e riprogrammare la risposta.

A questo, abbinavo moltissime pratiche di rilassamento:

Esercizi di respirazione e tecniche Pranayama per stimolare il nervo Vago ed il Sistema Parasimpatico, Yoga nidra, la tecnica di rilassamento Benson del Mind Body Institute of Harvard, Mindfulness, Sofrologia, Bagni caldi, Grounding, esposizione alla luce, molte ore al mare, EFT, ridere, cantare mantra....

Praticavo l’esposizione alla realtà virtuale, (visualizzazione) per condizionare il mio sistema a riadattarsi a determinati alimenti, sostanze chimiche, sforzo fisico, e per ultimo onde elettromagnetiche…l’ultimo dei sintomi di cui sono riuscita a sbarazzarmi.

Tutto questo, in modo da rendere ancora più progressivo il riadattamento e dare al mio sistema nervoso il tempo necessario per abituarsi a non reagire.


Dalla mia esperienza e da quella di altre persone che hanno fatto un percorso come il mio, e con le quali ho avuto la possibilità di confrontarmi, è molto più efficace procedere lentamente, senza mai esporsi a sostanze, fare sforzi fisici o introdurre alimenti in maniera frettolosa.

Il segreto è non mandare in allerta il sistema nervoso, mai superare la soglia che fa scattare il vostro “termometro interno”.

(Per termometro interno intendo la soglia di tolleranza che ognuno di noi ha sviluppato nei confronti di uno stimolo e che varia da persona a persona).

E’ bene sempre tenersi sotto la soglia di reazione, senza mai far scattare il sistema nervoso, tranquillizzarlo ed educarlo al riadattamento in maniera graduale.


Il riadattamento deve essere progressivo in modo da poter ristabilire un equilibrio del sistema centrale nervoso; per farlo ci vuole tempo, pazienza e metodicità.


All’inizio, non mi esponevo a ciò che mi provocava reazioni.

Utilizzavo solo ed esclusivamente la visualizzazione, praticata per almeno 15 minuti:

Per esempio, per riadattarmi alle arance, visualizzavo me stessa in un aranceto, passeggiando serena, provando piacere ad annusare l’essenza che sprigionavano i fiori di arancio.

Cercavo di riprodurre immagini vivide, piacevoli e di provare emozioni.

Aggiungevo dettagli, come la presenza di amici, un clima di gioia, un ambiente rassicurante.

Ripetevo questo esercizio nel tempo.

Lo scopo era provocare in me una sensazione di comfort, di tranquillità nei confronti dell'arancia che fino a quel momento era stata percepita come una minaccia a tutti gli effetti reale.

Questa preparazione virtuale, mi permetteva, nel tempo, di arrivare arrivare a maneggiare fisicamente, realmente le arance, senza sbucciarle, solamente toccandole ed annusandole.

Il passo successivo era poi tagliarle, e quello seguente ancora, spremerle fino ad arrivare poi a berne nuovamente il succo, iniziando da una piccola dose fino ad arrivare a berne un bicchierone senza subirne gli effetti negativi.

Questa tecnica la applicavo anche nei confronti dello sforzo fisico, o di una sostanza chimica.


Può sembrare pazzesco, ma è provato dalla scienza che il cervello non fa distinzione tra l’immaginato ed il reale.

Se riproduciamo con la nostra fantasia immagini dettagliate ed accompagnate da emozioni per un tempo non inferiore ai 15 minuti, sentendole e vivendole intensamente, il nostro corpo percepirà la visualizzazione come un evento reale.

Vi spiegherò meglio nel prossimo articolo come funzionano e come ho applicato le visualizzazioni.

Come preparare il cervello e portarlo in uno stato di calma, come modulare le onde cerebrali in modo da poter accedere facilmente alla parte subconscia e le le tecniche da me usate per cambiare abitudini, percezioni e comportamenti.

Ma questo è un altro articolo.

A presto!

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