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Prendere la decisione

Sono deciso a prendermi la responsabilità della mia salute?

Sono pronto ad un cambiamento?

Qual è la mia motivazione?

Cosa scelgo?

Quando iniziamo un percorso di cambiamento lo facciamo solitamente con grande eccitazione.

Spesso però, chi si trova a dover affrontare questo tipo di sindromi è già abbastanza stanco e scoraggiato a causa degli innumerevoli trattamenti a cui si è sottoposto e dai quali, molto probabilmente ha ricevuto in cambio esigui miglioramenti, per non parlare poi delle risorse economiche e delle energie spese.

Sommando lo scetticismo ed il calo di entusiasmo è comprensibile che tenda anche ad assopirsi la determinazione.

Convivendo con una malattia cronica non si è solamente colpiti da sintomi e limitazioni fisiche; vengono toccati molti aspetti della propria vita, per esempio il lato emozionale, le relazioni con gli altri e la mancanza di prospettiva nel progettare anche solo la giornata seguente.

Ci si sente imprigionati e si perde facilmente la speranza.

Nel mio caso, il desiderio di voler riabbracciare mia figlia e poter tornare a vivere con lei mi ha dato la spinta per poter superare le circostanze e compiere il primo passo verso il cambiamento. 

Avevo una forte motivazione, volevo riprendere in mano la mia vita.

In quel momento qualcosa è scattato, ed ho preso la decisione di orientare tutta la mia energia verso un unico obbiettivo.

Ho scansato la paura e mi sono detta con grande risolutezza: “Voglio stare bene”.

L’INTENZIONE era chiara, avevo un solo scopo, il mio benessere e mi ci sono buttata a capo fitto.

Ho capito che potevo contare solo su me stessa e che dovevo tenere il timone dritto, perseguendo il mio obbiettivo.

Non dovevo e non potevo farmi troppe domande, creare dubbi o lasciarmi turbare da pensieri negativi.

Dovevo restare focalizzata e concentrata sul momento presente, lasciando alle spalle la vecchia Maura e le vecchie abitudini.

Non potevo anticipare gli eventi e gli accadimenti con previsioni future.

Il restare concentrata su di un’attività alla volta non mi faceva sentire sopraffatta e non lasciava spazio all'ansia.

Utilizzavo tutti i mezzi a mia disposizione per ricreare stati di benessere anche solo con l’immaginazione.

D’altra parte, questa era una grande opportunità, nessuno me ne aveva offerta una fino a quel momento.

Scoprire che potevo riprendere il controllo del mio corpo andando ad agire sul mio sistema nervoso, liberandomi dalla tirannia del mio Sistema Limbico e degli schemi di reazione mi dava speranza.

Anche se non avevo nessuna certezza di riuscire, non era il momento di esitare, potevo solo investire su me stessa e crederci.

Avevo fatto la mia scelta ed ero pronta a prendermi la totale responsabilità della mia salute.

Mi sono lasciata ispirare da persone capaci di sfidare le previsioni più catastrofiche e in grado di superare l'insormontabile.

Persone che amano la vita e che l'esistenza ha messo a dura prova.

Ho iniziato a desiderare, immaginare, e pensare che potevo essere una di loro. 

Mi sono lanciata in un viaggio avventuroso, aprendomi a nuove possibilità, cambiando atteggiamento e mettendomi in discussione.

Ho iniziato ad assumere decisioni consapevoli, ed ho creato un allenamento quotidiano di auto guarigione, dove più fattori concorrevano per raggiungere il mio scopo;

Con mia sorpresa, ho  scoperto che ci sono molte tecniche volte a stimolare la neuroplasticità;

Si tratta di programmi che richiedono un ruolo attivo.

I protagonisti e gli artefici dell’evoluzione neuroplastica siamo noi e non il medico o il terapista.

Ho cercato di capire il meccanismo e le basi della trasformazione neuroplastica e ciò che stimola il cambiamento delle mappe cerebrali.

Ho compreso che dovevo riattivare il più possibile i circuiti del piacere ed uscire dal circolo vizioso del dolore e della risposta inadeguata agli stimoli sensoriali.

Il mio goal era poter tornare a vivere una vita normale, tornare ad essere la vera me stessa e non continuare ad essere ostaggio di questo meccanismo.

La resilienza è stato l'antidoto alla paura e alla rassegnazione.

Mi sono dedicata ad individuare e riconoscere comportamenti e vecchi schemi inconsci di reattività programmata innescati dal mio Sistema Limbico. Ho così iniziato a praticare esercizi volti alla riorganizzazione di nuovi percorsi neuronali.

Ho cercato di capire i miei limiti ed individuare le tecniche più appropriate per mettere in pratica questa trasformazione ed aprire le porte di accesso del mio subconscio.

Ero alla ricerca e alla scoperta di stratagemmi e tecniche utili per ridurre il numero di neuroni coinvolti nel mantenimento del dolore e della risposta sintomatica, che ormai avevano occupato aree sempre più estese del mio cervello.

Nel dolore cronico, così come nella fatica cronica o nella risposta esagerata agli stimoli ambientali, il nostro cervello cambia a causa del costante loop di segnalazione tra il cervello e il corpo.

Contro-stimolavo quelle cellule nervose con l’apprendimento di nuove funzioni; in modo da riassegnare quei neuroni a queste nuove funzioni, portando così reali cambiamenti fisici nella struttura e nella funzione cerebrale.


I cambiamenti nel cervello si verificano in numerosi modi:

Attraverso l'attività, i pensieri, le sensazioni, i ricordi, le emozioni, il movimento, le credenze, la ripetizione, l'accesso al nostro subconscio.

Questo processo plastico che sfrutta con furbizia un’opportunità, è lo stesso che viene utilizzato dal dolore per diventare persistente.

Gli scienziati hanno visto che nel cervello di una persona che sperimenta dolore acuto, le cellule nervose coinvolte nella risposta dolorosa sono circa il 5%. Mentre nel dolore cronico, queste aree si espandono, coinvolgendo sempre più neuroni ed espandendosi fino ad un 25%.

Si è anche visto che la maggior parte delle aree coinvolte sono situate nella corteccia prefrontale, ovvero la mente conscia.

Senza coscienza non ci sarebbe una via di uscita da questa costante segnalazione di minaccia tra corpo e cervello.

Mi sono concentrata nella creazione e consolidamento di nuovi circuiti neuronali attraverso l’utilizzo della consapevolezza, scegliendo e stimolando circuiti emotivamente positivi a discapito di quelli carichi di emotività negativa.

Individuando e sostituendo credenze, abitudini e comportamenti auto- sabotanti, attraverso la percezione cosciente.

Nutrizione ed un’integrazione mirata per sostenere lo sforzo cerebrale.

Attività fisica, per la produzione di BDNF, il quale promuove la sopravvivenza e la rigenerazione delle cellule nervose.

Esercizi e pratiche volte a stimolare i due emisferi cerebrali, creare coerenza elettrica nel cervello ed equilibrio biochimico.

Meditazione, mindfulness, ed esercizi per aiutare a regolare il sistema nervoso parasimpatico ed i ritmi circadiani; il sonno, è infatti indispensabile per la guarigione fisica delle cellule.

Stimolare l'attività e l'energia al mattino e promuovere la risposta di rilassamento verso il tardo pomeriggio. 

In fine, ma non per ultimo, il ripristino dell’equilibrio del microbioma.

L’intestino è infatti dotato di un sistema nervoso intrinseco autonomo, denominato anche secondo cervello, che funziona in stretta comunicazione con il sistema centrale nervoso, composto da cervello e midollo. Questa comunicazione tra cervello ed intestino è detta appunto asse cervello-intestino. I due sistemi comunicano tra loro in maniera bidirezionale, una di queste vie preferenziali di comunicazione è sicuramente il nervo vago.

Sia cervello che intestino, utilizzano gli stessi mediatori biochimici, influenzandosi l’un l’altro. E’quindi importantissimo per il benessere sia fisico che mentale;

- ripristinare l’eubiosi e la biodiversità all’interno dell’ecosistema intestinale

- stimolare il nervo vago e la conseguente risposta parasimpatica di riparazione, rilassamento e accumulo di energia, contrastando la risposta allo stress.

Tutta questa sinergia ha contribuito a creare l’ambiente adatto a promuovere i cambiamenti desiderati a livello neuronale, cognitivo e di consapevolezza.

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